Introduzione

Nel 1952, in Sassonia, l’ingegnere Karl Pouva (1903-1989) decide di entrare nel settore fotografico con una sua camera medio formato, dal prezzo molto basso: la Pouva Start. Tale apparecchio sarà prodotto in grosse quantità dal 1951 al 1972, apportando nel corso degli anni poche modifiche al modello originario. Questa è una piccola recensione di questa camera.

 

Caratteristiche
Il corpo della Pouva Start è di bachelite e, a giudicare dall’aspetto del modello in mio possesso e da quelli visti su internet, è molto resistente.

Utilizza rullini formato 120, su cui può impressionare 12 pose 6X6.

La lente è una Duplar 8, qualsiasi cosa voglia dire.




Data la diffusione, soprattutto in Germania, il suo valore sul mercato odierno è piuttosto basso (direi dai 5 ai 20 euro a seconda delle condizioni e degli accessori).

Questo modello dovrebbe essere una delle primissime varianti (se non la prima) dato che ha il mirino più grezzo tra quelli che mi è capitato di vedere. Infatti per usarlo è necessario fare pressione col dito per far “scattare” due lenti. Naturlamente tale mirino non serve a molto, ed è molto meglio andare ad…..occhio.

Affinchè il pulsante di scatto funzioni, è necessario “allungare” l’obiettivo ruotandolo fino a fine corsa.

Non esiste nessun comando di messa a fuoco, ma è possibile scegliere, tramite le due levette presenti sull’obiettivo, tra le modalità di scatto Normale (“Moment”) e Bulb (“Zeit”), e tra le aperture per le scene con sole pieno (“Sonne”) e nuvoloso (“Trub”).

Per aprire il dorso in modo da poter inserire il rullino, è necessario spingere in avanti una levetta presente sul lato superiore.

Sul lato inferiore troviamo l’attacco standard per il treppiede.

Test e samples

Ecco una piccola Gallery di foto scattate con la Pouva Start

Con il rullino a colori Kodak Ektacolor Pro Gold 400MC (scaduto), i risultati sono stati senza infamia e senza lode. Classica vignettatura da toy camera. Però si può già intravedere una leggera velatura.

In queste due foto ho fatto l’errore di inquadrare la scena nel mirino, è così sono uscite due schifezze.




Con il rullino in bianco e nero (Kodak T-Max 400) i risultati mi hanno entusiasmato. Vignettatura e velatura conferiscono alle immagini un carattere vintage che mi ha ricordato molto Eraserhead di David Lynch (con le dovute proporzioni naturalmente).

Conclusioni
Bella toy camera 120, comoda per l’obiettivo avvitabile che fa occupare meno spazio, e trovo che sia un ottima alternativa ad altre toy camera ormai troppo costose, come la Holga o la Diana.

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